Probabilmente hai già sentito parlare dell’intelligenza emotiva, uno degli ultimi trend nel mondo aziendale; magari hai incontrato figure come: leader, capoufficio, manager di successo, capaci di un enorme autocontrollo, e in grado di gestire anche le situazioni più difficili.
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Cos’è, dunque, l’Emotional intelligence? E perché può fare la differenza durante l’organizzazione e la gestione di un evento?
Quando le cose ci vanno particolarmente bene ci sentiamo invincibili e ci sembra che ogni nostro limite sia valicabile, ma quando le cose non funzionano, qualcosa sembra rompersi e tendiamo a sprofondare nell’angoscia e nella frustrazione.
Questo succede perché la maggior parte delle persone non hanno consapevolezza di se stessi, e tanto meno della potenzialità delle idee altrui.
In questo articolo parliamo della capacità di saper gestire le emozioni durante il contesto lavorativo, rifacendoci al best seller di Daniel Goleman.
L’Intelligenza Emotiva secondo Daniel Goleman
Daniel Goleman è uno psicologo specializzato nelle scienze comportamentali, famoso in tutto il mondo.
Ha collaborato a lungo con il New york Times, come giornalista scientifico, occupandosi di articoli legati ai meccanismi psicologici del cervello.
Quando nel 1995 pubblica il suo volume Emotional intelligence, il libro vende, in poco tempo 5 milioni di copie in tutto il mondo e viene tradotto in 40 lingue.
Ma qual è la ragione di tanto successo? Cos’è esattamente l’intelligenza emotiva?
Secondo Daniel Goleman si chiama intelligenza emotiva la capacità di controllare la propria sfera emozionale; saper gestire situazioni difficili; relazionarsi al meglio con gli altri, sapendo interpretare la loro personalità e le lore sensazioni.
Chi è dotato di emotional intelligence è notevolmente avvantaggiato in campo relazionale e questo è un aspetto molto importante per chi è a capo di un team di lavoro o lavora a stretto contatto con i clienti.
Dopo il grande successo ottenuto dal saggio di Goleman, altri studiosi hanno contribuito ad approfondire i significati e le abilità peculiari del QE (quoziente emozionale).
I primi a parlare d’intelligenza emotiva sono stati gli studiosi Salovey e Mayer, 5 anni prima dell’uscita del volume di Goleman. Nel loro articolo, intitolato, appunto, Emotional Intelligence, i due scienziati spiegano come è articolato il QE, attraverso un diagramma.
Vediamo di cosa si tratta.
L’intelligenza emotiva nel diagramma di Salovey e Mayer
Secondo Salovey e Mayer l’intelligenza emotiva si suddivide in tre rami principali:
Valutazione e espressione delle emozioni | emozioni che favoriscono i processi di pensiero | Regolazione delle emozioni | Utilizzo delle emozioni |
L’abilità del QE sta nel saper riconoscere in tempo le proprie emozioni, saperle regolare, saperle sfruttare, e, se la situazione lo richiede, saper generare le proprie emozioni per favorire un pensiero produttivo.
Questi concetti sono alla base dell’intelligenza emotiva in campo lavorativo e manageriale.
Daniel Goleman ha chiarito spesso durante i suoi speeches e le sue interviste come sia importante per un manager sapersi autogestire nei momenti difficili e capire come controllare le proprie emozioni, durante le situazioni di stress.
Goleman sostiene che il QE è composto da un modello che comprende 4 domini con 12 competenze, di cui una parte è volta verso l’interno (se stessi), mentre l’altra si rivolge più all’esterno, verso gli altri.
Vediamo nello specifico cosa significa usare l’Emotional intelligence in campo manageriale.
Il modello di Goleman
Semplificando un po’, Goleman sostiene che la maggior parte dei manager di successo ha sviluppato il proprio QE in maniera innata; tuttavia si può lavorare sulle proprie abilità per migliorare e sviluppare la propria Emotional Intelligence.
IL modello proposto da Goleman è strutturato in 4 domini, i quali si suddividono in 12 competenze:
- Self Awareness: controllo delle proprie emozioni
- Self Management: adattabilità; orientamento; positività
- Social Awareness: empatia; senso organizzativo
- Relationship Management: abilità d’influenzare gli altri; abilità di coach; abilità di saper gestire i conflitti in un team di lavoro; leadership
Osservando il modello di Goleman, possiamo renderci conto che tutte le competenze sono indispensabili nel campo degli eventi.
Sin dalla progettazione, è necessario affiancarsi al cliente per comprendere nella maniera più chiara possibile qual è lo scopo dell’evento, da dove si dovrà partire e dove si dovrà arrivare.
Bisogna mettersi nei panni dell’altro per trovare la formula giusta che faccia il bene dell’ azienda, ne potenzi il valore del brand , attraverso la divulgazione dell’etica aziendale.
Durante l’organizzazione dell’evento è fondamentale sapersi porre come leader del gruppo e gestire eventuali conflitti.
Il controllo delle proprie emozioni può essere fondamentale nella gestione di situazioni stressanti; così come sarà fondamentale tendere a una visione positiva delle cose.
Organizzare gli eventi utilizzando l’intelligenza emotiva!
Chi organizza eventi è sempre sottoposto all’occhio vigile degli altri:
- In primis si sottopone al proprio giudizio
- Ai clienti che hanno commissionato l’iniziativa
- Si sottopone allo sguardo dei collaboratori
- E, in fine, ai partecipanti all’evento
Tutti questi soggetti possono contribuire ad aumentare il livello di stress, già insito nella prestazione; inoltre il lavoro in team è ciò che qualifica l’event managemant, pertanto è necessario costruire un rapporto consolidato con i propri collaboratori.
Per raggiungere il successo di un’iniziativa, l’event manager non deve avvalersi solo di collaboratori abili, ma deve anche saper gestire al meglio il rapporto con e fra loro.
È necessario che il rapporto sia fluido e il leader sia in grado di gestire eventuali conflitti, sappia dare i giusti feedback senza indurre a spiacevoli fraintendimenti.
In qualsiasi lavoro di gruppo si deve permettere il confronto senza scadere nelle polemiche; è importante che le critiche siano fatte a scopo di miglioramento della prestazione.
Ad esempio, Goleman spiega spesso nei suoi interventi pubblici come sia essenziale saper dare un feedback negativo in maniera costruttiva, al punto da individuare i punti di debolezza che hanno causato l’errore e cercare insieme la soluzione.
Tutto ciò che viene detto all’interno del gruppo deve essere volto a migliorare le prestazioni, al fine di garantire un risultato positivo.
Usare l’intelligenza sociale per guidare un team di lavoro
Molto semplicemente Goleman fa una distinzione importante fra l’intelligenza emotiva e l’intelligenza sociale.
Anche se alcuni aspetti coincidono, sono due tipi d’intelligenza distinti, che hanno alla base due concetti diversi.
- Emotion Intelligence: ruota intorno alla razionalizzazione delle proprie emozioni e della loro gestione
- Social Intelligence: si basa sull’empatia verso gli altri e verso le loro emozioni
Abbiamo detto che un buon leader deve essere in grado di riconoscere le proprie emozioni e saperle gestire a seconda delle situazioni, per trarne dei vantaggi.
Questo è molto importante per gestire lo stress, le situazioni complicate, i problemi estemporanei, e sapersi motivare al fine di raggiungere degli obiettivi importanti, e a lungo termine.
Ma per gestire un team di lavoro non è sufficiente! Goleman spiega che i migliori leader sono, sopratutto in grado di ascoltare i propri collaboratori.
La posizione di comando spinge il leader a pretendere l’accondiscendenza certa da parte del gruppo, il quale deve accettare ogni soluzione senza opposizione di pensiero.
Secondo Goleman i Manager di successo si mettono prima di tutto ad ascoltare i propri collaboratori, e solo dopo aver raccolto diverse informazioni fanno un’analisi e una rielaborazione finale dei contenuti.
I leader di successo sono coloro che sanno guidare la propria squadra verso un obiettivo a lungo termine, sapendo motivare i membri del team e sapendo indurli ad aspettare una grande gratificazione invece di accontentarsi di un piccolo risultato.
Guarda questa intervista a Daniel Goleman, pubblicata da Performance Strategies su Yutube.
Riassumendo
Il leader che ha un’intelligenza sociale sviluppata è colui che:
- si dimostra positivo in tutte le situazioni
- sa individuare i propri errori senza demoralizzarsi e trova una soluzione
- sa individuare gli errori dei membri del team, e riesce a comunicarli in maniera costruttiva e non denigrante
- ha empatia con le difficoltà dei membri del team
- Sa risolvere i conflitti e le tensioni nel gruppo
- è in grado di coinvolgere il gruppo in uno spirito positivo, ad alta carica motivazionale
- riesce a comunicare con gli altri e mostrare la propria attenzione
- sa ascoltare i membri di tutto il gruppo
- sa entrare in sintonia con gli altri e non crea disagio
Ora, se non ti riconosci in queste caratteristiche non devi sentirti inadeguato.
Goleman spiega che è possibile imparare ad utilizzare l’intelligenza sociale, basta avere una buona motivazione per farlo, poiché bisogna lavorare molto su se stessi.
È necessario mettersi in una posizione di umiltà e saper riconoscere i propri punti di debolezza. È possibile aiutarsi con un test psicologico che permette di mettere a fuoco le proprie abilità d’intelligenza sociale.
Una volta comprese le proprie defaillance, il leader dovrà provare a migliorare quei punti di debolezza lavorando su di sé.
Goleman suggerisce di mettersi all’ascolto di chi ci sta intorno e cercare di capire cosa gli altri pensano di noi, e del nostro modo di relazionarci. Questo è il modo più efficace per avere un reale riscontro del nostro modo di porci e di comunicare.
Progetto e organizzo eventi con professionisti del campo, posso occuparmi della gestione del team e della realizzazione dell’intero evento. Organizziamo eventi live streaming e dirette social.
Per avere altre informazioni sul mondo degli eventi continua a seguire il mio blog!
Alla prossima!